Come sempre alla ricerca
dei posti un po' sconosciuti o semplicemente dimenticati in
quest'epoca in cui tutto il mondo sembra più vicino e a portata di
mano grazie a voli low cost e alberghi all-inclusive.
Tuttavia quando torno in
Italia e nel mio Oltrepo', ci metto davvero poco a sentir di
nuovo il sangue scorrere nelle vene bramoso di nuove mete locali.
Cosi armato di sesto
senso, di macchina fotografica e di tanta voglia di scoprire parto
anche questa volta con il mio compagno di viaggio alla volta della
valle Staffora.
Oggi il cielo è nuvoloso
e il giorno precedente ha piovuto ma nonostante ciò si comincia ad
intravedere un po di azzurro e di blu qua e la e il tempo va via via
migliorando, l'aria è fresca e si respira odore di campi.
Passiamo da Rivanazzano e
Salice per scattare un paio di foto al Castello di Nazzano che svetta
in mezzo al blue.
Anche quando ci
allontaniamo prendendo la strada sulle colline dalla parte opposta la
visuale del castello è sempre suggestiva.
Ancora qualche istante per
godere della vista e poi via verso la strada che passa per il
castello di Montalfeo.
Rubo un foto al castello e
poi continuiamo lungo la strada fino a Godiasco.
Prima di giungere al paese
mi fermo un secondo a lato della strada per immortalare i campanili
del paese e una vista della valle che , li per li, mi ricorda
villaggi arroccati sulle valle trentine piu che paesaggi della valle
che sale fino al Brallo.
Passiamo il paese e
saliamo lungo la statale fino a Ponte Nizza.
Come sempre il mio occhio
cerca avido le segnalazioni stradali di colore marrone a
rappresentare chiese , abbazie e luoghi turistici in generale.
Stavolta mi casca sul
cartello “Eremo di Sant'Alberto di Butrio”.
È una di quelle diciture che gira nella mia testa ma non ho mai un'idea chiara di cosa sia.
È una di quelle diciture che gira nella mia testa ma non ho mai un'idea chiara di cosa sia.
Fa parte dei posti quasi
mitologici di cui le generazioni precedenti parlano spesso ma
sembrano avvolti da una nebbia indissipabile che negli anni,
crescendo li ha avvolti fino a lasciarmi in testa un'immagine dettata
dalla mente e non veritiera del posto.
Ecco arpionata la mia
preda di oggi!
Prendiamo la strada per la
val di Nizza e seguiamo le indicazioni su fino a Pizzocorno per poi
continuare lungo la strada provinciale 137.
Poco dopo incontriamo la
deviazione per l'eremo; una stradina larga appena per una macchina
con alcuni spiazzi in caso di traffico in direzione opposta.
Con molta calma , con la
strada che serpeggia in mezzo ad un bosco, procediamo lungo il
percorso guardando ad intervalli regolari verso la sinistra dove a
tratti fra le foglie si vede il la piccola abbazia.
Poco dopo arriviamo allo
spiazzo del parcheggio.
Dinnanzi a noi l'eremo , a
sinistra un sentiero e una casetta di legno usata come rifugio lungo
la strada dei pellegrini.
Alle nostre spalle un
giardino con le stazioni della Via Crucis e alla nostra sinistra
alcune tavole di marmo con diverse iscrizioni e un altro percorso.
Al nostro arrivo il posto
è completamente desolato e questo accentua la sua idea di
raccoglimento e ritrovo.
Prima di vedere la piccola
abbazia voglio vedere la grotta nella quale Sant'Alberto andò a
vivere come eremita.
Il sentiero a tratti
scosceso e molto zuppo d'acqua porta ad un piccolo spiazzo al di
sotto del quale è stato incanalato il torrente Butrio e , alla sua
estremità ha per l'appunto una cappelletta all'interno della quale
si può vedere la suddetta grotta.
È difficile pensare che
davvero qualcuno potesse vivere in un posto cosi prima della
edificazione della cappelletta ma è altresì vero che il posto,
immerso nella natura e nel silenzio, è davvero lontano dalla civiltà
e questo fattore va moltiplicato per ogni secolo che si va indietro
nel passato.
Qualche istante per
assorbire un po' quella realtà e pensare realmente a cosa
significava vivere qui e poi di nuovo sui nostri passi verso l'eremo.
Il sole sta tramontando
alle spalle del campanile creando un aura surreale di luce attorno
alle campane.
Sono circa le 6 di
pomeriggio e siamo arrivati ad un'ora dalla chiusura proprio
all'inizio dei vespri.
Scendo i pochi gradini che
portano al livello del pavimento della piccolissima chiesetta e
comincio a guardare gli affreschi che decorano i muri tutt'intorno.
Un piccolo corridoio si
allunga da qui verso l'altare mentre i pochi frati che vivono qui
sono intenti a recitare i vespri.
Non mi va di fotografarli
e già mi maledico ad ogni scatto quando , nonostante sia in modalità
silenziosa, la mia reflex emette il suo click che per me che non
voglio disturbare suona come un martello contro una incudine.
Con molta calma soppesando
ogni singolo passo o movimento attraverso la minuscola navata in
direzione opposta verso l'eremo vero e proprio e mi trovo a passare
un piccolo confessionale e una salma in una teca di vetro
raffigurante il santo che da il nome al posto.
Il negozietto è gia
chiuso e la piccola scaletta che porta al chiostro, li da secoli, mi
fa pensare a quante persone nei secoli l'hanno percorsa per aver
levigato cosi i suoi gradini.
Abbiamo poco tempo e
dobbiamo esplorare il posto con cura per non perdere alcun dettaglio
ed è proprio facendo cosi che scopro un angolo in cui quello che
leggo mi lascia in balia del fiume della storia umana.
Leggo avidamente la
dicitura e praticamente vengo a scoprire che qui, dopo una lunga fuga
in Europa, si è rifugiato il sovrano che successivamente è deceduto
ed è stato sepolto nell'eremo.
Ricontrollerò più avanti
su Internet per poi scoprire che il luogo dove il sovrano sia morto è
ancora tutt'oggi in discussione.
Continuando nel corridoio
delimitato dalle colonne a formare il chiostro interno, arrivo alla
tomba di Cesare Pisano (Frate Ave Maria) che qui visse e che al
momento è in attesa di essere beatificato.
Continuando lungo la scala
a sinistra della stanza nella quale mi trovo ritorno al livello della
chiesetta accanto alla salma (di cera) di Sant'Alberto passata in
precedenza.
Raccolto fra le mura e una
ringhiera dalla parte opposta è il posto perfetto per attendere il
tepore del mattino e veder morire il giorno la sera quando il sole
scende fra le colline.
Il nostro tempo è scaduto
e dobbiamo lasciare il posto a chi qui ha deciso di ritirarsi lontano
dalla vita che noi siamo abituati a vivere a volte con noiosa
monotonia.
Dettata dai ritmi
frenetici a cui ci pieghiamo per non sentirci esclusi da quello che
ci rende sociali.
è stata una toccata e
fuga ma un pensiero, o meglio un segreto desiderio, mi affascina.
Mi chiedo come sarebbe
passare qui un inverno dettato dalla regola monastica e lontano da
tv, computer e contatti quasi dovuti regolarmente con il mondo
esterno.
Riuscirei poi a
reintegrarmi in quel mondo che ti dice troppo spesso: non ti sei
collegato su internet ieri, dove eri?
La vita che viviamo oggi è
reale o virtuale?
Io sono stato realmente
all'eremo e ho toccato con mano le sue pietre e i suoi secoli che
saranno qui anche dopo di me.
Qualcuno farà sua questo
mio post e le sue foto o deciderà che per capirlo non bastano 4
righe su un blog ma bisogna voler venire qui?
Forse un po troppe domande
per quello che doveva solo essere un giro in macchina a caso per la
provincia.
Muore il giorno e scende
un altra volta il sole alle spalle delle colline.
Non faro' mai il monaco ne
passero il famoso inverno all'eremo ma forse venire qui è servito
comunque a farmi pensare e riflettere.
Probabilmente per me e il
mio compagno di viaggio c'è di più di quello che abbiamo visto e
compreso in questo posto ma forse l'atto di pensare e riflettere è
proprio quello che ci si può augurare di portare con se dopo una
visita qui a mezzora di macchina da dove la vita continua a scorrere
frenetica senza mai tempo per nulla di non materiale.