A 743 metri sul livello del mare, giace
appollaiato su un cucuzzolo, il centro di Pietragavina. Per arrivarci si fa quella strada che
si prende sulla sinistra poco dopo aver passato il centro di Varzi.
Da lì si segue un “serpente” di tornanti con qualche piccolo agglomerato di case fino al piccolo rettilineo col cartello che indica l'inizio del centro abitato.
Pietragavina ha una peculiarità. Ha il
centro “decentrato”. Infatti quando si arriva al primo
incrocio ci si trova fra un bar alla destra e un ristorante alla
sinistra. Il ristorante reca le scritte
“Albergo”, “Posta” e “Ristorante”. Qui si trova la parte più viva del
paese con persone sedute fuori a chiacchierare. Giovani e vecchi dibattono dei problemi
di ogni giorno e di come questi influenzano la loro piccola realtà
di comunità montana.
Passando in macchina è impossibile non
avere gli occhi di tutti addosso e non si può fare a meno di
sorridere a questa genuina curiosità che caratterizza ogni borgo un
po' isolato dell'Oltrepo.
Saliamo con la macchina fino all'effettivo centro che si trova poco più su prendendo la prima strada sulla sinistra. Seguendo la strada si arriva alla chiesetta e, più in su, al castello, di proprietà privata. Tuttavia detto cosi' sarebbe riduttivo. L'effettivo percorso fra case sempre più strette fra di loro ha ancora il sapore di un vecchio borgo medievale.
La macchina passa appena appena fra la ringhiera sulla sinistra e il muro sulla destra di quella piccola salita che porta all'ingresso del Centro Montano, la struttura più grande della parte alta di Pietragavina.
Una stretta curva sulla destra e poi
dritto finché, con una curva a sinistra molto ripida, passiamo di
fronte alla chiesa per parcheggiare in quel piccolo spazio ritagliato
per gli autoveicoli appena sopra al campetto da calcio. Lasciamo la macchina e a piedi
riprendiamo la strada a ritroso fino all'ingresso dal cancello verde
del Centro Montano. Qui si parcheggiava sempre il Fiorino
quando si veniva a fare il turno da obiettori al centro montano.
Giro attorno alla struttura e mi trovo di fronte al portone d'ingresso.
Lo sfioro e penso ai miei ricordi...
Lo sfioro e penso ai miei ricordi...
Persino ora che faccio tutt'altro, ritornerei domani stesso a quella routine.
Il centro ha una sua storia da
raccontare come tutte le chiese, case e monumenti della provincia.
Costruito all'inizio del 1900 il centro
era stato destinato ad uso di colonia estiva per bambini.
Mi son sempre chiesto quanta storia
portano con sè queste mura e quanto il centro abbia assorbito di
questa comunità.
I primi ricordi che ho sono della
Mariangela, la signora che mi aiutava nelle mie mansioni quanto ero
qui. Insostituibile e instancabile sempre pronta a caricarsi di
lavoro extra quando il venerdì scalpitavo per andarmene a casa.
Penso anche al Pinu che
ogni mattina col suo furgone percorreva non so come, data la stazza
del Ducato, le strade del paese portando il pane e i generi
alimentari di prima necessità, alle persone che, per età avanzata,
non potevano recarsi al suo negozio.
Mi ricordo del mio
primo incontro con un rettile, una biscia, nel giardino interno del
centro mentre prendevo il sole pigramente su una panca e la fuga
seguita dalla ricerca disperata di un mezzo di difesa da quel mostro
mitologico.
E come dimenticare
quella famosa fuga notturna col Fiorino e alcuni ragazzi di
una scuola superiore? Che rischio ma che bel ricordo!
Se moltiplicassimo
i ricordi per ognuna delle persone che qui ha passato almeno due
giorni ecco che questo posto si anima vita propria e potrebbe
raccontare per anni le storie di chi qui ha lasciato un segno.
C'è ancora tempo per fare un paio chiacchiere con un gruppetto di persone del posto. Chiedo se il centro è aperto ma mi dicono che non c'è nessuno in questo periodo e che a Settembre iniziano i lavori di manutenzione.
Un saluto e
lasciamo su 4 sedie all'ombra un gruppo di residenti a dibattere sul
nostro incontro. Loro sono la parte
più genuina di questa realtà.
Facciamo qualche
foto della valle da questo punto panoramico a ovest della valle
Staffora.
Un ultimo profondo
respiro per riempire i polmoni della genuinità di questo paese e ci
rimettiamo in macchina verso la prossima meta.
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